Gestione del Conflitto
Come posso gestire il Conflitto?
Gestione del conflitto: che fare?
Nelle mie lezioni preferisco sempre fare un esercizio, un gioco, mostrare qualcosa piuttosto che fare un sacco di chiacchiere che alla lunga annoiano e non fanno vivere il concetto in modo esperienziale.
All’inizio della lezione sul conflitto faccio questo.
Posiziono 2 persone ad una certa distanza uno di fronte all’altra.
Tra di loro metto un oggetto che ho coperto prima.
Questo avrà un aspetto asimmetrico, costruito in modo che da una parte mostri una cosa e dall’altra tutt’altro.
Potrebbe essere una moneta tanto per fare un esempio o qualsiasi cosa per sua natura corrisponda a questa caratteristiche.
A i 2 partecipanti chiedo di descrivere cosa vedono e chiaramente descriveranno cose diverse per lo stesso oggetto.
Evitate che si mettano a commentare e fateli rimanere concentrati solo sull’atto di descrivere cosa vedono i loro occhi.
Fateli ragionare sul fatto che stanno vedendo la stessa cosa, ma ne stanno dando una descrizione completamente diversa.
Una volta che avranno confermato che è proprio ciò che sta accadendo ditegli di alzarsi, di scambiarsi di posto e invitateli, a questi punto, a descrivere ciò che stanno vedendo ora.
Credo proprio che a questo punto sarà evidente il messaggio che si vuole trasmettere:
il conflitto si basa su un differente punto di vista.
Ho visto gente che si scannava, imponendosi in modo testardo ed irremovibile sul loro punto di vista perché poteva essere l’unico valido.
Tutto il resto non si poteva nemmeno prendere in considerazione.
Lasciando perdere tutte le implicazione del motivo che fa accadere questa cosa, perché ci farebbe perdere troppo tempo, andiamo subito ad ragionare praticamente cosa si può fare per risolvere la situazione.
Per caso, in aula, mentre stavamo facendo lezione, vidi uno dei partecipanti che si alzò e aprì la porta della sala dove stavamo lavorando.
Era una giornata molto calda, e, anche se il sole stava calando, l’assenza dell’aria condizionata si faceva sentire.
Dalla porta passava una bella arietta, che stava rendendo felici le persone nei suoi pressi.
Dopo poco uno dei partecipanti si alzò e la chiuse con il chiaro disappunto di chi l’aveva appena aperta che lo fulminò con uno sguardo.
Colsi subito la palla al balzo: il conflitto era in atto.
Li feci alzare e chiesi se li potevo utilizzare per un esperimento sociale.
Acconsentirono.
Partii facendo loro una domanda:
“Conoscete la differenza tra CONFLITTO e CONTRASTO?”
Non ne avevano idea.
Chiarii la cosa.
CONFLITTO
Rappresenta una situazione nella quale due individui hanno posizioni opposte ed inconciliabili.
In questo caso veniva rappresentato da un allievo che voleva la porta aperta, mentre l’altro la voleva chiusa.
Posizioni opposte ed inconciliabili.
CONTRASTO
è una forma più “soft”, si avvicina più a un disaccordo, un dissidio, un attrito.
DAL CONFLITTO AL CONTRASTO
Il lavoro che chiesi di fare ai due partecipanti era quello di elevare la situazione e di alzare il livello da conflitto a contrasto.
Questa è la prima cosa da fare, ma come si fa?
Attraverso delle domande che potrebbero essere:
Pensiamo a cosa c’è di buono e positivo nella posizione dei due?
Cosa realmente vogliono, per far si che i loro bisogni vengano soddisfatti?
Analizziamo cosa realmente, alle due controparti, piace, diverte, tengono, relativamente alla loro richiesta iniziale?
Glielo chiesi e me lo dissero:
A: “Voglio tenere la porta aperta per fare entrare l’aria”.
B: “Voglio la porta chiusa perché entrano gli insetti”.
Molte volte è proprio quello che accade, ovvero che entrambi i contendenti portano delle posizioni giuste e condivisibili.
Nella realtà spesso accade che uno dei due subisce e accetta la posizione dell’altro facendolo sentire sconfitto (situazione win-loose viene definita).
Se questa modalità si replicasse regolarmente il rapporto-relazione alla lunga deperirebbe e farebbe vivere bene solo uno dei due (forse).
Oppure quello che normalmente le persone fanno è trovare un compromesso, ma 9 volte su 10 questo non soddisfa pienamente le due controparti.
Nel nostro esempio si potrebbe tenere socchiusa la porta, ma l’aria si sentirebbe a malapena e gli insetti entrerebbero ugualmente.
Se si vuole risolvere bisogna elevare di un altro passo il percorso e trovare, attraverso creatività, pensiero laterale o un altra forma, un modello che soddisfi entrambe.
Nel nostro esempio potrebbe essere mettere in uso delle zanzariere.
DIFFERENZA TRA CONFLITTO E CONTRASTO
Quindi, alla luce di questa esperienza definiamo ancora meglio i due termini sopra espressi.
CONFLITTO
A prescindere dalla forma (grado di animosità delle controparti) a questo livello non c’è ascolto per partito preso, e quindi sicuramente non si andrà da nessuna parte.
Non c’è nemmeno la volontà di volere risolvere la questione e ognuno continuerà sulle proprie posizioni all’infinito.
Ed è questo il grande problema sul quale dobbiamo concentrarci e superare:…non c’è ascolto….non c’è la volontà di risolvere!
CONTRASTO
A prescindere dalla forma (grado di animosità delle controparti) a questo livello c’è ascolto e quindi si può discutere per trovare una base di intesa che vada bene a tutti e due.
Grande differenza!
Procediamo per punti per riassumere:
Punto 1
Come sempre per prima cosa devi arrivare a capire cosa sta succedendo?
Quindi, riconoscere se c’è un conflitto o un contrasto e quindi capire cosa stai vivendo e se lo vuoi sistemare.
Punto 2
Devi elevare il livello di ciò che stai vivendo e portarlo dal conflitto al contrasto attraverso l’ascolto.
Fai domande per comprendere esattamente il punto di vista dell’altro.
Non fermarti subito, ma continua fino a “spremere” il tuo interlocutore fino all’ultima domanda, cercando di essere il più specifico e dettagliato possibile.
Punto 3
Crea una lista di tutte le risposte che ti arrivano e analizza i punti di contatto che trovi con il tuo punto di vista e le tue necessità.
Mentre realizzi questo passaggio cerca di essere flessibile, creativo, possibilista e non rigido sule tue posizioni, mettendoti anche nei panni dell’altro.
Potrebbe anche essere che alla fine di questa analisi ci sono punti di contatto sufficienti per rendere soddisfatti entrambe le parti, ma se questo non avvenisse servirà il punto successivo.
Punto 4
Dovrai cambiare punto di vista e portarlo ad livello superiore, come nel caso della zanzariera.
Dovrai fare in modo che tutte e due le parti si sentano pienamente soddisfatte del risultato raggiunto.
Solo così avrai fatto bene il tuo lavoro.
CONFLITTO INTERIORE
Può anche capitare che il contrasto nasca da un
CONFLITTO INTERIORE
quindi non con una persona o un gruppo, ma con te stesso.
La cosa non cambia e ti dovrai comportare nello stesso modo.
Può capitare che sei spaparanzati sul divano, ma è arrivato l’orario di andare in palestra.
Sai quanto è importante per te il tuo allenamento, il tuo benessere, ma fuori piove, stasera c’è la partita e la voglia è praticamente zero!
- Ripassi rapidamente nella tua mente cosa vuole dire andare in palestra, cosa è importante per te e cosa perderai a non andarci.
Andare in palestra vuole dire:
Perdere quei chili che voglio togliermi da una vita.
Abbassare i valori un po’ sballati del sangue.
Togliermi quel fiatone che ho mentre faccio attività fisica.
Mi fa dormire molto bene e sto meglio.
Dopo faccio una sauna che mi piace molto.
Vedo i miei amici.
Stare sul divano vuole dire:
Farmi una bella cenetta assieme agli amici guardandomi la partita.
Continuando con l’esempio ecco che ho il conflitto.
Se vado in palestra mi perdo la partita e la cenetta, ma mi alleno.
Se me ne sto a casa mi becco cenetta, amici e partita, ma poi mi sento in colpa per diversi motivi.
Sto buttando via i miei allenamenti e i miei soldi perché già altre volte ho saltato.
Non riesco a raggiungere i miei obiettivi che mi ero prefissato per il peso.
Qualunque cosa faccia perdo qualcosa se non elevo il mio pensiero ad un livello superiore per non perdermi nulla.
Ecco una soluzione creativa.
Telefono prima ai miei amici di palestra chiedendo se gli può andare bene mangiare assieme qualcosa dopo l’allenamento.
Per quanto riguarda la partita tutte le palestre hanno la televisione e faccio in modo di fare il mio allenamento che preveda di stare nei pressi per poterla vedere.
Quante volte si potrebbero trovare soluzioni di questo tipo non perdendo nulla e riuscendo ad essere soddisfatti di ciò che si fa e come lo si fa?
CONFLITTI INTIMI
Se questo stato è tra persone vicine alle quali si vuole bene c’è un effetto “lente d’ingrandimento” e i sentimenti in gioco amplificano tutto.
Questo principalmente perché con le persone che ami hai aspettative molto alte ed è chiaramente molto facile ferirsi.
Difficilmente ho sentito di conflitti che sfociano in reazioni veramente aggressive in un ufficio o in un luogo di lavoro, mentre sentiamo tutte le sere nei notiziari, purtroppo, che in famiglia gli scontri hanno anche risvolti violenti.
Le cose si complicano perché l’aspetto emotivo, come detto, è molto più presente e dobbiamo un po’ cambiare gli strumenti.
SPAZIO PERSONALE
Per non infilarmi in un discorso troppo tecnico posso sintetizzarlo con “tutto ciò che mi definisce e che non accetterò di mettere in discussione”.
Sono i miei spazi fisici e non, i miei momenti di lavoro e di svago, le mie passioni, i miei desideri, i miei sogni, i miei progetti, i miei valori e principi.
Se le persone invadono quegli spazi, calpestano i tuoi principi e valori, annullano i tuoi sogni, mettono in discussione ciò che è veramente importante per te è giusto e sano dire di NO!
So che per qualcuno, per loro natura, è una cosa difficile dire di no, ma sappi che tutte le volte che farai entrare individui nel tuo spazio negherai una parte di te stesso.
Metto questa parte nella sezione dei conflitti intimi perché nei luoghi di lavoro questa cosa è un po’ più difficile.
Non sto dicendo che non esista perché è presente anche li, ma meno.
Quello che ci da una mano in un luogo di lavoro è che abbiamo ruoli, mansioni, spazi, abbastanza definiti, ma anche li guai ad abbassare la guardia e farti mettere i piedi in testa.
A casa, come dicevo, tutto si complica perché la natura del rapporto è profondo e dire di no è sempre più complicato.
Può capitare che una moglie per un marito non riesca a dire di no.
Può capitare che un padre per un figlio non riesca a dire di no.
L’amore, quando è cieco, può fare danni!
La prima cosa che dico sempre alle perone che seguo è sempre quella che ritengo essere la regola aurea numero 1:
Metto questa frase non a caso al femminile perché in genere sono proprio loro che fanno fatica a dire di no al momento giusto.
Cuore di mamma esce anche li.
Gli uomini sono diversi in questo senso.
Poi a seguire gli faccio l’esempio di un naufragio:
“In caso d’emergenza ognuno deve prendersi la responsabilità di se stesso e il primo che si deve mettere il giubbotto di salvataggio è te stesso. Poi, una volta che sei in sicurezza, vai a dare una mano agli altri. Non è un atto egoistico, ma logico. Solo così potrai salvare più persone possibili.”
Questa metafora si può utilizzare perfettamente in famiglia dove spazi, limiti, compromessi, situazioni, se non definiti in modo chiaro possono alla lunga creare situazioni esplosive.
Dobbiamo essere MOLTO chiari a tale riguardo e spiegare all’altro, o agli altri, cosa c’è nel tuo spazio personale e gli altri dovranno fare lo stesso.
A volte sentirai che è particolarmente difficile dire di no, e sarebbe molto più facile mollare in quella situazione e con quella persona, ma sappi che stai mettendo in discussione te stesso e poi sarà difficile tornare indietro, se non impossibile.
L’altro ci starà male, lo so, ma è una sua responsabilità gestire il suo malessere.
Sviluppa compassione per l’altro, ma tu non puoi fare nulla.
FARE PANCHINA
Può capitare che per tutta una serie di cose gli spazi sono stati invasi, te ne sei accorti e questa cosa ha fatto stare male qualcuno.
Questa cosa può essere avvenuta in 2 modi:
Involontario.
Non te ne sei accorto subito e hai acconsentito a una cosa che, a posteriori, hai riscontrato deleteria.
Qualcuno è entrato nel tuo spazio in buona fede, infrangendolo.
Volontariamente.
Valuti che, vista la situazione, il momento di emergenza, acconsenti che questa cosa accada.
In quel caso diremo di si, ma dovremo essere molto chiari e dire che è solo ed esclusivamente per QUELLA VOLTA e non si ripeterà.
In entrambe i casi ti troverai con la o le persone per, come detto sopra, fare panchina e ridefinire in modo chiaro gli spazi di ognuno.
CHI GUIDA
Questa è proprio la base per evitare conflitti a raffica.
Nei rapporti è importante definire chi guida e accettarlo a prescindere dal numero nel gruppo.
L’allenatore, in fase di panchina, ascolta tutti, e fare questa cosa è da illuminato, ma poi è sano che sia lui a decidere i ruoli e si prenda la responsabilità delle scelte fatte.
Sarebbe il caos se questo non si facesse.
Nei rapporti il “chi guida” può anche cambiare a seconda di ciò che si deve fare e alle attitudini o capacità della persona.
Si può decidere in fase di panchina e/o di progetto in progetto, ma sempre deve essere chiaro e condiviso.
Anche se sei leader di un gruppo, e qualcuno al suo interno è più qualificato di te in un certo campo, e servono competenze specifiche, sarà più utile che sia lui o lei a gestire il gruppo per quel progetto.
Alcune cose da ricordare:
PUNTO 1
Spesso accade che durante questa lezione i partecipanti mi facciano questa domanda. ”Come sappiamo cosa è nel nostro spazio e in quello altrui?”
La mia risposta è questa: “Osserviamo cosa accade al nostro corpo e avremo la risposta”.
Se mi è possibile, per maggiore chiarezza, faccio sempre degli esempi o degli esercizi che mostrino a livello esperienziale ciò che affermo.
In questo caso uso la prossemica, che sembra una parola difficile, ma il cui concetto è molto semplice.
Posiziono colui che mi ha fatto la domanda ad una distanza di 3 metri e gli chiedo come sta, la risposta è sempre: ”Bene!”.
Un piccolo passo alla volta, chiedendo il permesso di farlo e avendolo perché la persona sta bene, mi avvicino fino a che, quando entro nella sua “zona intima” quasi mi urla: ”Stop!”.
Quella che viene definita “zona intima” dipende da individuo a individuo, ma in genere, quando si entra dentro i 50cm di distanza di una persona quella è evidente che è a disagio, perché siamo troppo vicini.
Si dice intima perché è una zona privata per pochissimi, in genere familiari o partner.
Questo serve per spiegarmi, ma non è solo una questione spaziale.
Quando qualcuno sta violando la tua area privata il corpo entra in quello che percepiamo come “nostro territorio” reagisce istintivamente.
Ti irrigidisci, ti irriti, salirà la respirazione, ti senti confuso, a volte non ne sei del tutto consapevole, ma se ti alleni ad osservarti è quello che noterai in te stesso.
Stessa cosa accade agli altri, quindi si tratta di osservare, ascoltare meglio, empaticamente, comprendendo se ciò che stai facendo sta invadendo l’altrui campo.
Se proprio non lo riesci a capire, piuttosto che invadere è meglio chiedere.
PUNTO 2
Se nasce un conflitto devi fare in modo di rimanere sull’operatività di ciò che è accaduto e in nessun modo andare sul personale.
Se c’è un conflitto, resta su ciò che lo ha provocato.
È inutile e dannoso andare a rivangare cose accadute 10 anni fa, che non c’entrano nulla, solo per non prenderti la responsabilità della situazione e cercare di accusare l’altro.
PUNTO 3
Devi tenere distinto la persona e il comportamento.
La persona è ciò che è non ciò che fa.
Legato in un certo senso al punto precedente.
Un individuo può essere la persona migliore del mondo, sia personalmente che professionalmente, poi a volte può capitare che sbagli, cada in errore, accada qualcosa che crea dei danni.
Scollega ciò che è accaduto da ciò che è la persona.
PUNTO 4
L’altro non è mai il tuo nemico, solo tu gli puoi dare questo potere.
Si è detto all’inizio.
Non è che l’altro ti può fare arrabbiare, ma sei tu che ti arrabbi.
Se gestisci correttamente le tue emozioni, se non lo desideri, nulla ti potrà scalfire.
PUNTO 5
Non devi per forza piacere a tutti.
L’importante è salvaguardare il tuo spazio.
La tua priorità rimane quella di salvaguardare te stesso e il tuo spazio personale.
Devi definirlo in modo chiaro e difenderlo.
PUNTO 6
A volte dovrai essere duro nel caso si prospetti una situazione di pericolo senza pensarci due volte.
Se stanno calpestando i tuoi diritti, i tuoi valori, ciò che per te è fondamentale e che ti identifica.
Li non puoi accettare discorsi e compromessi, ma ti devi imporre anche in modo duro se necessario.
PUNTO 7
Dire di Si o No alla persona in totale sincerità è un atto sano di amore e
libertà.
Tu hai la responsabilità di salvaguardare te stesso, e gli altri dovrebbero fare lo stesso.
Non devi sentirti in colpa per i tuoi si e no perché sono in funzione di quello che abbiamo detto prima.
L’altro si prenderà la responsabilità del carico emotivo che questa cosa può provocare e tu dovrai fare lo stesso.
PUNTO 8
In ognuno c’è del buono e se tieni a quella persona vale la pena di
cercare di scoprirlo.
Ci sono persone che possono essere non così gradevoli da frequentare al primo impatto.
Questo può capitare non perché sono cattive, aggressive, scostanti, per natura.
Potrebbe essere che lo sono per difesa, per debolezza, per fragilità interiore, per timidezza.
Se tieni a questa persona, se solo hai la pazienza, la gentilezza di accoglierla nonostante questa maschera che probabilmente ha per suoi motivi personali, sotto quella “crosta” è possibile che troverai un altro.
PUNTO 9
Non sempre devi cercare la soluzione del conflitto.
Dipende se tieni alla persona.
Può anche capitare che non tieni particolarmente a quella persona, e risolvere il conflitto ti porterebbe via troppo tempo prezioso, procurerebbe più mal di testa che altro, e a volte può valere la pena anche lasciare stare.
Gestione del Conflitto: Conclusioni.
I Conflitti possono essere una fonte drammatica di stress, frustrazione, rabbia repressa continua che può minare la vita di una persona in modo profondo fino ad innescare vere e proprie malattie o percorsi psicologici.
Padri e madri che non parlano più a figli.
Famiglie che si odiano e per semmai una sciocchezza non si vedono per anni.
Quante di queste cose sentiamo o peggio forse ne fai parte.
Metterci mano il prima possibile è un atto sano!
Con i dovuti passi si possono risolvere situazioni che sembrano impossibili, ma il primo passo va fatto.
Mi auguro che tu facci la scelta migliore per te e per il tuo futuro.
Come sempre un abbraccio.
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