possibile

La Motivazione

Segreti e processi della motivazione

Già la parola, se la analizziamo, ci dice molto se non tutto: motivazione, ovvero Motivo all’Azione.

In altre parola trovare il PERCHE’ ci dobbiamo muovere relativamente al nostro obiettivo.

Se il perché è sufficientemente forte, credo che quasi qualsiasi obiettivo sia raggiungibile.

Sono convinto che molti di voi davanti a questa affermazione staranno già cominciare a pensare spazientiti:

“Ecco la solita frase da motivatore tutta fuffa. La realtà e ben diversa, e se una cosa è impossibile è, e rimane impossibile!”

Faccio alcune considerazioni prima così ci chiariamo subito.

PRIMO

Raggiungere un obiettivo NON E’ FACILE e bisogna lavorare duramente per raggiungerlo, ed è per quello che molte volte falliamo.

Durante il percorso ci sono mille fattori che si frappongo tra noi ed il suo raggiungimento e se il perché, come si diceva prima, non ci sostiene a sufficienza, molliamo.

SECONDO

Sempre meglio provare e fallire che non provarci nemmeno.

Anche in quel poco del percorso che eventualmente avremo fatto ci si saranno aperte delle porte, avremmo avuto nuove consapevolezze, esperienze, differenti punti di vista che ci possono essere stati utilissimi.

Poi sempre meglio fare che non fare nulla, a prescindere.

TERZO

Se, nonostante tutti i vostri sforzi è capitato che non c’è l’avete fatta, oppure, anche una volta raggiunto siete rimasti delusi o siete tornati indietro su vostri passi, molto probabilmente si sono inserite anche dinamiche psicologiche ed inconsce.

Fatti questi chiarimenti andiamo a cercare di capire meglio alcune delle principali dinamiche.

la motivazione
PRIMI PASSI DI CONSAPEVOLEZZA

Inserisco un concetto famosissimo che sta alla base della PNL:

leva piacere e leva dolore

La prima ci spinge verso ciò che desideriamo, la seconda ci allontana da ciò che non vogliamo.

Decisamente più potente la seconda rispetto alla prima. 

Le persone sanno perfettamente ciò che non vogliono, ma fanno molta fatica ad inquadrare ciò che desiderano.

Faccio, in genere, molta fatica a fare inquadrare alle persone che seguo i loro obiettivi, mentre se gli faccio elencare quello che non vogliono me lo indicano subito.

Se anche per te fosse così ti invito ad andare sulle pagine FILOSOFIA DEGLI OBIETTIVI e DEFINIZIONE DI UN OBIETTIVO

Faccio sempre l’esempio classico del dentista.

Leva Piacere: 

“So che è importante la prevenzione dentale per evitare di incorrere in carie”

Leva Dolore: 

“Ma non ci vado perché solo il rumore del trapano mi fa accapponare la pelle”

Evento: 

Carie e forti dolori che non ti hanno fatto dormire tutta la notte!

Leva Piacere: 

“Aiuto dottore! Mi dia subito l’appuntamento per fare qualcosa a questo dente! Sto soffrendo da morire!”

Credo che l’esempio sia lampante e non ci sia bisogno di chiarimenti.

Aggiungo solo una cosa: se il nostro amico si fosse mosso prima probabilmente non avrebbe sofferto, l’intervento sarebbe stato meno invasivo sia dal punto di vista sanitario che economico.

E sappiamo quanto costano i dentisti.

MA PERCHE’ CI COMPORTIAMO COSI’?

L’esempio è lampante, ma in realtà la dinamica che si cela sotto è un po’ più subdola.

La nostra normale condizione di vita ci porta a vivere in una costante condizione di “leggero” disagio.

Leggera frustrazione, depressione, agitazione, stress, ci accompagnano nell’arco della nostra giornata.

Da qui nascono tutti dei disturbi fisici: muscolatura contratta, respirazione alta, bruxismo e mille altre evidenze fisiche di situazioni psicologiche in atto.

Non c’è ne rendiamo completamente conto, ma questo è ciò che capita alla maggior parte delle persone. 

Come ho scritto in altri articoli il primo passo è agire rispetto a ciò che accade al corpo, sforzandoci di avere un atteggiamento antagonistico alle posture o agli status che durante il processo si mostrano.

È per questo che spesso insisto tanto nelle mie lezioni a lavorare sulla PROPRIOCEZIONE.

La propriocezione (nota anche come cinestesia) è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, senza il supporto della vista.
tratto da Wikipedia

Questa arriva ad essere il nostro normale status che finiamo per identificarci in un “noi”.

Succede che, se per caso ci capita di vivere una situazione di profonda infelicità o di felicità, attiviamo in modo automatico tutta una serie di dinamiche inconsce che tenderanno a portarci nella nostra condizione di comfort di disagio o leggero disagio che abbiamo identificato con “noi stessi” e che sappiamo che non ci creerà problemi.

Questo accade perché per l’essere umano tutto ciò che è cambiamento muove campanelli di allarme.

Ciò che ci suggerisce il nostro cervello più primitivo (rettiliano) è che nella condizione in cui abbiamo vissuto fino a quel momento, nel bene o nel male siamo campati.

Il cambiamento non garantisce che accada lo stesso, e quindi dentro di noi la natura ci ha fornito di questo “blocco del sistema” per sopravvivenza.

E qui salta fuori l’oramai strafamosissima zona di comfort che tradotto nel detto popolare sarebbe: “Chi lascia la strada vecchia per la nuova male si trova!”

dubbio
COSA ACCADE

Risulta quindi che noi non conoscendo la “condizione di felicità” la fuggiremo perché non la identificheremo con una condizione di normalità, e quindi potenzialmente pericolosa.

Dobbiamo essere consapevoli di questo, e disentificarci da ciò che non desideriamo per diventare ciò che desideriamo, altrimenti siamo destinati ad una vita di frustrazione.

Ti invito a fermarti un attimo dopo queste righe e di prender carta e penna.

Tornare indietro con la memoria e di cercare di ricordare tutte quelle volte che nella tua vita questa cosa è accaduta. 

Analizzarci è il primo passo per la crescita. 

Comprendere i propri errori è il modo migliore per non tornare ad incappare nelle stesse spiacevoli situazioni. 

Potrà essere un documento molto utile per te in questo percorso.

famiglia
DA DOVE DERIVANO QUESTE DINAMICHE?

Fondamentale, come al solito, i primi anni di vita di contatti e relazioni con i genitori.

Da li partono le situazioni più classiche di boicottaggio.

Esempio classico. 

Se veniamo da genitori di una classe non particolarmente abbiente, spesso capita di boicottarci relativamente al successo e al denaro. 

Ci sentiremmo in colpa di fronte a loro, e non vogliamo sminuirli.

Semmai sentivamo che dicevano cose del tipo:

”I ricchi sono tutti dei ladri!” 

e il nostro inconscio rifiuto del denaro è dato dal fatto che non desideriamo essere identificati come farabutti.

Oppure questa cosa ci allontanerebbe da loro, e dentro di noi, proprio perché li amiamo, non la vogliamo. 

Capita allora che nel nostro inconscio faremo scattare la molla automatica perché questo non avvenga.

Ti è mai capitato che stavi per chiudere quel contratto che avrebbe potuto cambiare la tua vita, vincere quel torneo che sognavi da sempre, avere quella promozione che ti saresti ampliamene meritato?

Questo avrebbe per sempre modificato il tuo status, lo avrebbe fatto sia per te che per gli altri, avrebbe cambiato il concetto di te stesso, e allora hai fatto qualcosa di totalmente scellerato che ha rovinato tutto.

Non hai capito nemmeno tu perché, ma è avvenuto.

Anche gli altri ti hanno chiesto come mai lo hai fatto, ma non sai rispondere.

Ora sai perché è avvenuto.

Un altro classico automatismo inconscio è che il desiderio più grande del bambino è quello di essere amato.

Il bambino che è in noi è ancora li, più presente ed attivo di quanto tu possa pensare.

Quel grande desiderio di essere amato è anch’esso uno strumento di sopravvivenza.

Ne deriva che: 

“Se sono bravo i miei genitori mi ameranno, Se mi ameranno mi cureranno e mi alimenteranno e vivrò”.

La natura ha inserito in noi in modo dominante queste forze dato che una delle sue priorità è farci vivere e riprodurre.

Questo ci boicotterà, da adulto, desideri ed aspettative, perché contrarie alla volontà dei genitori. 

Il meccanismo attivante è che, le condizioni perché tu sia amato sono che tu faccia ciò che i tuoi genitori si aspettano da te, e non ciò che tu realmente desideri.

Questa cosa può capitare anche con una figura di forte riferimento per noi che può anche non essere un genitore (nonno, capo, ecc…) ,ma che noi riteniamo carismatica.

Può sembrare strano, ma alla luce di tutto questo, risulta che una delle paure più grandi è quella di essere felice.

CHE FARE?

Dobbiamo comprendere quali sono queste modalità che ci fanno allontanare da ciò che realmente siamo, e fare qualcosa per cancellarle e sovrascriverle.

Ad esempio, se abbiamo errori di pensiero relativamente all’abbandono dobbiamo trovare il modo di fare esperienze che ci portino ad avere moltissimi e profondi momenti di connessione con gli altri.

Lo scopo finale è quello di sentirsi centrato ed indipendente da ciò che ci può capitare dall’esterno.

Questo è uno dei principali segreti della felicità

essere indipendenti e bastare a se stessi.

Più saremo dipendenti da altri, o altro, e più saremo in balia degli eventi.

Come avevamo detto a proposito dei bisogni fondamentali, se abbiamo come bisogno principale stima potrebbe essere un problema, perché possiamo soddisfarlo solo se gli altri ce lo concedono. 

Difficilmente basteremo a noi stessi, e saremo sempre alla ricerca di conferme.

Se avremo come bisogno fondamentale varietà non saremo legati agli altri, all’ambiente e verremo appagati andando a modificare parti della nostra vita.

A volte può capitare che abbiamo obiettivi che non dipendono completamente da noi (fare una famiglia, trovare una compagna, trovare un nuovo lavoro, ecc…). 

In questo caso dobbiamo fare il possibile per avvicinarci, fare tutto ciò che è in nostro potere per fare si che avvenga, poi ci sarà l’universo a darci una mano.

Per evitare che capitino le cose suddette, quando abbiamo un obiettivo, ci sono domande che ci dobbiamo fare.

Per quale motivo vogliamo fare quella cosa che abbiamo deciso di fare?

Per chi lo stiamo facendo?

Per altri, per noi stessi?

Se lo stiamo facendo per noi stessi ne siamo realmente sicuri?

Siamo sicuri che una volta raggiunto ci renderà felici?

Tutte le parti di noi stesso sono d’accordo relativamente a questo?

Altrimenti dovremo negoziare con parti di noi.

Sicuramente il più rognoso è il bambino interiore di cui si parlava prima.

Certamente si metterà a “scalciare” per farvi rimanere dove siete.

Dovrete parlargli e spiegargli (proprio come facciamo veramente con i bambini) che stiamo facendo ciò che stiamo facendo per il suo bene.

Tratteremo nel dettaglio questa parte in Analisi Transazionale.

Teniamo presente, come sempre, che ognuno di noi è differente e dovremo capire qual è per noi il modello migliore che ci può dare una mano riguardo alla modalità motivante: carota o bastone?

Può sembrare strano, ma in genere il bastone è la modalità migliore.

Il discorso, leva piacere/dolore, detto prima, sappiamo quanto sia potente.

Quando il dolore è forte parte la dinamica “via da”, ovvero via dal dolore in sostanza.

Ricorda che non fare nulla non ti fa restare fermo rispetto alla tua situazione, ma lentamente la peggiora.

È l’esempio del dentista di prima: non ci vado e dopo un po’ mi si buca il dente.

Non scegliere è la scelta peggiore perché è come andare in macchina bendato e senza tenere il volante. 

Lasci totalmente al caso la tua vita.

Meglio scegliere e sbagliare, perché perlomeno dall’errore trarremo esperienza che ci avvicinerà all’obiettivo.

La Motivazione: conclusioni.

Sapere motivare se stessi nel giusto modo e anche avere nozioni che possano motivare le persone attorno a noi sono strumenti che, oggi più che mai, sono indispensabili.

Per avere risultati di qualità e duraturi nel tempo sia dal punto di vista personale che professionale si parte dalla padronanza della nostra disciplina e motivazione.

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